giovedì 3 ottobre 2013

Giuliano Gemma - "Perché Chiedi Sempre Perché?" (Arrivano i Titani)



[...] Che Gemma non passi inosservato sulla scena del cinema italiano lo conferma anche la scelta di Luchino Visconti che, nello stesso 1962, lo vuole a fianco di Alain Delon e dell'imberbe Mario Girotti (poi Terence Hill) per dar vita al gruppo garibaldino del Gattopardo. A Gemma tocca il ruolo del generale rivoluzionario, il 'diavolo rosso' che Delon/Tancredi esibisce a Palazzo Salina come compagno di galanterie e colpi di mano, rinnegati appena indosserà l'uniforme sabauda. Decorato con gli alamari garibaldini o svestito con i muscoli lucidi in bella vista, Gemma fa sempre bella figura, ma si impiglierebbe in ruoli stereotipati se non avesse la fortuna che già era arrisa al suo mito, Burt Lancaster, incontrato sul set di Visconti. Entrambi costruiscono la prima parte della carriera sulla fisicità (l'italiano si conferma campione del box office europeo di allora, due avventure di Angelica); entrambi diventano divi grazie al western. Gemma troverà il suo John Ford ancora in Tessari che, nel 1965, gli affida il ruolo da protagonista nello spaghetti western Una pistola per Ringo. Un successo: l'unico personaggio che rivaleggi in popolarità con il pistolero senza nome inventato da Sergio Leone per Clint Eastwood. Come Montgomery Wood, Giuliano Gemma cavalca una decina di volte nel western all'italiana e ogni film è un successo, tanto da diventare popolarissimo anche all'estero, dall'America al Giappone. L'avventura, il coraggio, l'esibizione della possanza fisica, lo accompagnano da sempre: il servizio militare lo ha fatto nei Vigili del fuoco di Roma, guadagnandosi onori e fama. Alla fine degli anni '60 il suo nome è una garanzia al botteghino, ma proprio allora Gemma scopre un secondo aspetto della sua personalità artistica proiettandosi ai confini del cinema d'autore (da Corbari di Valentino Orsini, 1971 a Delitto d'amore di Luigi Comencini, 1973 a Circuito chiuso di Giuliano Montaldo, 1978). Prova la commedia (Anche gli angeli mangiano fagioli, 1972), cerca la guida dei grandi maestri (Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini, 1976), sceglie modelli epici (Il prefetto di ferro di Pasquale Squitieri, 1977) e autoironici (Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli, 1986). E quando c'e' bisogno di lucidare il blasone, rimonta a cavallo e offre il suo volto al leggendario Tex Willer di Monelli in Tex e il signore degli abissi, ancora una volta con il fido Duccio Tessari nel 1985. Un film che diventa oggetto di culto (lo è ancora) e rilancia una popolarita' che l'attore sfrutta per farsi largo nella fiction televisiva, intuendone tra i primi le potenzialità popolari.[....]

L'articolo integrale è QUI.

Il Deserto dei Tartari,
 (V.Zurlini, 1976)



Il comandante Mattis (Giuliano Gemma):

"La fortezza Bastiano è un avamposto morto, una frontiera che si affaccia sul niente. Al di la della fortezza c'è un deserto, e dopo il nulla, il deserto dei Tartari. L'hanno certamente attraversato, secoli fa, e poi sono scomparsi."

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