giovedì 29 dicembre 2011

Con un po' d'anticipo....





L'aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi
(Gibran)







ALLE BELLEZZE DEL BLOG, BUON 2012 !!


Auguro a tutte voi, un anno meraviglioso!





mercoledì 28 dicembre 2011

Appunti e Appuntamenti Tele-Fantasy-Natalizi

Dopo più di un mese di totale castità ( astinenza suona brutto), ho fatto una mini abbuffata televisiva, sperando in qualche film - visto e rivisto - da rigustare a sorpresa. Beh, in parte, sono stata accontentata: il mitico Tim Burton mi ha affascinato per la centesima volta con "La Sposa Cadavere" ( cliccate QUI, per capire quanto la amo), con "Sweeney Todd, il Diabolico Barbiere di Fleet Street" (Cliccate QUI, e fatevi una cultura :))), film su cui ritornerò ancòra e ancòra, altrove. Ho rivisto "Anastasia". Lasciamo perdere il delirio storico-ideologico. Un bel cartoon, con una certa classe - oserei dire - e tempi da film "da grandi". Innocuo il Natale de "La Bella e la Bestia".Una volta che hai ingoiato l'originale, accetti anche i derivati. In fondo, anche nella settecentesca fiaba francese, la Bella è un'insopportabile "bambina buona", seria, faticatrice e tanto studiosa. Vabbé. Da tempo, Walt Disney ha lasciato perdere ogni pudore, ogni timido tentativo di preservare il mistero della Fiaba. Da Aladino in poi, il baratro assoluto. Mulan e Pocahontas non sono malaccio. Soprattutto la prima. Anche qui, la mia amata mitologia cinese si risolve in una specie di lotta fra Casper il drago-fantasmino e i terribili draghi-protettori. Mon Dieu! E la ragazzotta indiana innamorata del biondone palestrato non ricorda in nulla la vera Pocahontas...resisto!
Non avevo mai visto "La Sirenetta".
OOOOOOOOOOh, my God! Avrei dovuto continuare a seguire il mio sesto senso!!!! Un'insopportabile pesciolina rossa-velinara con reggipetto di plastica, un orrido padre-caricatura di un Nettuno da farsa, il crostaceo froscetto ( con l'immancabile accento francese, altro stereotipo fisso Disney, come il cuoco francese dai baffetti tipo coda di sorcio), la fiaba stravolta, macinata, ingoiata e defecata. E lo accetterei ( gulp!). Ma, mi domando: quanti bambini hanno letto o leggeranno mai il bellissimo romanzo originale di "Bambi"? Quanti saranno mai liberi di confrontare e criticare e , quindi, scegliere liberamente, fra la versione disneyana e la splendida versione integrale della fiaba di H.C.Andersen? Le due versioni hanno un fondo di razzismo in comune: essere una sirena , ovvero un pesce, è brutto...vuoi mettere essere un umano? In "Splash", è il Newyorkese innamorato che si trasforma in sireno...Ed è per questo, oltre che per un milione di altri motivi, che adoro "Il Pescatore e la Sua Anima" di O. Wilde, la più bella fiaba d'autore in assoluto. Non solo, la "risposta" a "La Sirenetta" di Andersen, ma un insolito, spregiudicato manifesto in favore della "diversità". Insolito, perché nelle sue fiabe, Wilde è insopportabilmente sentimentale, bigotto e vagamente ipocrita. Lampi d'ironia e la bellezza del suo Inglese non sempre riescono a salvarlo.


Ho postato "IL GIGANTE EGOISTA",versione integrale, e tipica fiaba natalizia ( con "La Piccola Fiammiferaia", che vi risparmio). Ere geologiche di distanza da "Il Pescatore e la Sua Anima".

Come chicca, vi regalo ciò che ho scoperto qui e là: oltre ad essere un brutto film,un orrido sfregio di una bella fiaba, "La Sirenetta" disneyana cela insospettabili messaggi subliminali, dalla citazione ( una frazione di secondo) dei suoi eroi classici


a tre risvolti porno:
Una delle guglie del castello marino (poi rimossa dal manifesto);

Un'evidente erezione del vescovo che sta per celebrare il matrimonio del principe e della strega;


Una strana forma assunta dal granchietto sulla torta nuziale.


Buon Divertimento! E leggete gli originali, e fateli leggere a figli e nipoti,vi prego!
Sabato, trasmettono "Il Castello Errante di Howl". Bello il cartoon, bello il libro. Cliccate QUI, per informazioni (compresi i miei riassunti dei primi cinque capitoli).

MAB


p.s

Naturalmente, l'unico personaggio decente è quella splendida seppiona della strega Ursula! Che ve lo dico a fare?

lunedì 26 dicembre 2011

Tutti gli Zeri del Mondo

A tutti gli zeri del mondo, il mio personale pensiero
piccoli eroi maltrattati, lasciati soli in un angolo oscuro
Mentre vanno cercando una strada
una luce, un riparo, una guida
ecco che si ritrovano sempre
fra le grinfie dell'ultimo giuda
Sono gli ultimi in fondo alla lista
sono lì e non li vede nessuno
sono loro gli zeri del mondo
stessi occhi, lo stesso profumo
E se fossi anche tu come loro
facessi parte anche tu di quel coro
rischieresti magari una volta
che la sola speranza non basta
Ecco tutti gli zeri del mondo
sono loro che chiudono il cerchio
di un destino fin troppo scontato
che ti stampa indelebile,
che ti stampa indelebile, un marchio
Chi tradisce è la solita gente
che ti lancia un'occhiata e stranisce
quando in fine hai raggiunto il tuo culmine
alle spalle crudele colpisce...
ho giurato di amarvi un po' tutti
se soltanto riusciste a capire
ma qualcuno esce fuori dal gruppo
e si lascia pian piano cadere
Sono grato agli zeri del mondo
per la loro assoluta pazienza
perché vogliono, osano, credono
rispettando la loro coscienza



                          di Renato Zero


Brano eseguito a due voci (con Mina), nell'omonima trasmissione condotta dall'artista nella primavera del 2000 su RAI 1.


A chi sa intrecciare le voci senza voler disturbare ciascuno l'altro,
A chi, grazie alle note diverse ma in armonia, rende visibile se stesso,
A chi si propone grazie ad una relazione comune.
A Voi.

Carlè


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domenica 25 dicembre 2011

Menu Natalizio (2)



Se vi è piaciuto il "Santa Claus" di Scott Gustafson, ne ho postato un altro ( più disegni e schizzi di Elfi) QUI, nel Forum "Lo Specchio-Cielo" (Zerkalo). Da visualizzare con Internet Explorer.

Sul Blog, "Lo Specchio-Cielo", ho incominciato a tradurre ( scappann' e fuscenn!) "A Christmas Carol" di Charles Dickens. Spero di riuscire a finirlo, pezzetto dopo pezzetto, per l'Epifania. Cliccate QUI.

Su "Oltre", segnalo "Natività" e "Sacro e Profano". Da visualizzare con Google Chrome.

Ancòra Auguri !




MAB

I "Santa Claus" di Scott Gustafson























"Santa at the North Pole"


sabato 24 dicembre 2011

L'Albero degli Amici

Nelle nostre vite esistono persone che ci rendono felici per la semplice casualità di averle incrociate nel nostro cammino. Alcune percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, altre che vediamo appena tra un passo e l'altro. Tutte le chiamiamo amici e ce ne sono di diversi tipi. Forse, ogni foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici. Il primo che nasce da un germoglio è il nostro amico papà e nostra amica mamma che ci mostrano com'è la vita. Poi vengono gli amici fratelli, con i quali dividiamo il nostro spazio perché possano fiorire come noi.....Ma il destino ci presenta altri amici che non sapevamo di incontrare nel nostro cammino. Molti di loro li chiamiamo amici dell'anima, del cuore. Sono sinceri, sono veri. Sanno quando non stiamo bene, sanno ciò che ci rende felici.......Ma ci sono anche gli amici del momento , di una vacanza, di alcune ore...sono soliti collocare molti sorrisi sul nostro volto, per tutto il tempo in cui siamo vicini......
Ti auguro foglia del mio albero, pace, amore, salute, fortuna e prosperità, oggi e sempre....semplicemente perché ogni persona che passa nella nostra vita è unica. Sempre lascia un po' di sé e si porta via un po' di noi. ..


tratto da" L'albero degli amici" di J.L. Borges. Alcuni ritengono sia attribuibile ad un autore sconosciuto.
Lorè


venerdì 23 dicembre 2011

Un Altro "Scrooge"...

Continuate a leggere...e beccatevi 'sta lenzuolata, con Tanti Auguri!



















"The Gift of the Magi", di O.Henry

Credo sia uno dei racconti natalizi più scontati, sfruttati, imitati, filmati,plagiati di tutti i tempi, ma un po' di melassa ci vuole...


Un dollaro e ottantasette. Era tutto. E sessanta cents erano in monetine. Monetine messe da parte una o due alla volta, a forza di contrattare col droghiere e con l’erbivendolo e col macellaio, fino a sentirsi le gote di fuoco per la muta accusa di tirchieria che tanta insistenza implicava. Della li contò tre volte. Un dollaro e ottantasette. E l’indomani era Natale.
Decisamente non le rimaneva da far altro che lasciarsi cadere sul divanetto sdrucito e piangere. E Della lo fece. Cosa che suggerisce una riflessione morale: che la vita è fatta di singhiozzi, sospiri e sorrisi, con sospiri in maggioranza. (…)

Della aveva smesso di piangere, ora, ed accudiva alle proprie gote col piumino della cipria. Era presso la finestra e guardava un gatto grigio che camminava su un muretto grigio in un grigio cortile interno. L’indomani era Natale, e lei aveva solo un dollaro e ottantasette, per comprare un regalo a Jim. Aveva messo da parte (…) per mesi, con questo bel risultato. Con venti dollari la settimana non si va molto lontano. Le spese, come sempre, erano state maggiori di quel che lei aveva calcolato. Solo uno e ottantasette per comprare un regalo a Jim. Al suo Jim. Quante ore felici aveva speso a fantasticare su qualcosa di carino per lui! Qualcosa di bello, di raro, qualcosa di valore, qualcosa che, se non era, almeno si avvicinasse ad esser degno dell’onore di esser posseduto da Jim.
C’era uno specchio a muro tra le due finestre della camera. Forse l’avete veduto anche voi uno specchio a muro, in appartamenti da otto dollari. Una persona minuta e molto agile può farsi una idea abbastanza esatta del suo aspetto, osservando la sua immagine in una rapida sequenza di strisce longitudinali. E Della, sottile com’era, ci riusciva a meraviglia.
Improvvisamente balzò via dalla finestra e corse dinanzi allo specchio. Gli occhi le brillavano, e la sua faccia aveva perduto ogni colore nello spazio di venti secondi. Con una rapida mossa si sciolse i capelli e li lasciò cader giù quant’eran lunghi.
Perchè c’erano due oggetti del cui possesso i Dillingham Young eran tutti e due orgogliosi. Uno era l’orologio d’oro di Jim, che prima era appartenuto a suo padre e prima ancora a suo nonno. L’altro erano i capelli di Della. Se la regina di Saba avesse abitato nell’appartamento di fronte, al di là degli sfiatatoi, Della avrebbe lasciato pendere i suoi capelli ad asciugare fuori della finestra, per oscurare i gioielli e i doni di Sua Maestà. E se re Salomone fosse stato il portiere e avesse avuto tutti i suoi tesori accatastati in portineria, Jim avrebbe tirato fuori l’orologio tutte le volte che passava, per vederlo strapparsi la barba dall’invidia. I bei capelli di Della ricaddero intorno al suo corpo, ondulati e splendenti come una cascata d’acque brune. Le arrivavano giù fino alle ginocchia, e l’avvolgevano tutta, come un abito. Se li riannodò in fretta, con fare nervoso. Esitò un momento, immobile, mentre qualche lacrimuccia cadeva sul tappeto rosso consunto. Si mise la vecchia giacchetta marrone e il cappelluccio pure marrone. Poi, con uno svolazzo di gonne e una luce brillante negli occhi, volò fuori della porta giù in istrada.
Dove si fermò c’era un’insegna: “ Madame Sofronia. Ogni genere di articoli per capelli”.
Della salì di corsa un tratto di scale e si fermò, ansimando.
Madame, grossa, troppo bianca, freddolosa, non pareva proprio la Sofronia dell’insegna.
- Vuole comprare i miei capelli? – chiese Della.
- Ne compro, sì – disse Madame. – Vediamo come sono. Si levi il cappello e mi faccia dare un’occhiata. -
La bruna cascata si sciolse.
- Venti dollari – fece Madame, soppesando quella massa scura con mano esperta.
- Bene, me li dia – disse Della.
Le due ore seguenti, scusate la trita metafora, volarono su ali di rosa. Essa le occupò a mettere sossopra i negozi per il regalo di Jim.
Finalmente lo trovò. Era proprio quel che ci voleva per Jim. Non ce n’era un altro eguale in nessun negozio, ed essa li aveva rovistati tutti. Era una catenella da taschino, in platino, di foggia semplice e casta, che, come tutti gli oggetti veramente buoni, onestamente proclamava il proprio valore col solo metallo, senza bisogno di ornamenti…
Sì, era proprio quel che ci voleva per l’orologio. Appena la vide, decise che doveva essere di Jim. Proprio come lui era, di valore e per nulla appariscente; la descrizione serviva per tutti e due. Sborsò ventun dollari e si affrettò a tornare coi suoi ottantasette cents.
Con una catena simile, sì che Jim poteva impunemente preoccuparsi dell’ora, in qualsiasi compagnia si trovasse! Per quanto l’orologio fosse un gran bell’oggetto, egli talvolta doveva guardarlo di soppiatto, per via della vecchia striscia di cuoio che usava invece d’una catena.
Giunta che fu a casa, per un po’ la sua frenesia cedette il posto alla saggezza e alla ragione. Tirò fuori il ferro da ricci, accese il gas e si mise all’opera per rimediare ai guasti causati dalla generosità e dall’amore insieme.
E questa è sempre un’impresa quanto mai ardua, cari miei, un’impresa gigantesca addirittura. Nello spazio di quaranta minuti la sua testa era tutta coperta di fitti ricciolini che la facevano somigliare stranamente a uno scolaretto sbarazzino. Si guardò a lungo nello specchio, attentamente e con occhio critico.
- Se pure non mi ammazza alla prima occhiata – disse tra sè – Jim dirà certo che sembro una ballerina di Coney Island. Ma cosa potevo fare, mio Dio, cosa potevo fare con un dollaro e ottantasette ? -
Alle sette il caffè era fatto e la padella era pronta bell’e calda per cuocervi le cotolette.
Jim non faceva mai tardi. Della strinse nella mano la catena e sedette all’angolo del tavolo, vicino alla porta per cui doveva entrare Jim. Poi sentì il suo passo sulla prima rampa di scale e per un istante impallidì. Aveva l’abitudine di pregare in silenzio per le più semplici cose di tutti i giorni e sussurrò:
- Ti scongiuro, mio Dio, fa che mi trovi carina ! -
La porta si aperse. Jim entrò e la richiuse.
Appariva abbattuto e molto serio. Povero Jim! A soli ventidue anni e già con il peso d’una famiglia sulle spalle! Avrebbe avuto bisogno d’un cappotto nuovo, ed era senza guanti.
Egli rimase fermo sulla porta, immobile come un setter che fiuta la quaglia. Teneva gli occhi fissi su Della, occhi in cui c’era un’espressione che lei non riusciva a capire e che le faceva paura. Non era rabbia, nè sorpresa, non era disapprovazione e nemmeno orrore; non era nessuno dei sentimenti che lei si sarebbe aspettata. Egli la guardava, la guardava soltanto, a bocca aperta, con quella sua espressione particolare sul viso.
Della balzò su e gli si avvicinò:
- Jim, caro – esclamò. – Non guardarmi in quel modo! Me li sono fatti tagliare, sì, e li ho venduti, perchè non avrei potuto sopportare che passasse il Natale senza farti un regalo. Cresceranno di nuovo, vedrai. Non te la prendi, vero? Dovevo proprio farlo, credimi ! E poi, crescono così in fretta i miei capelli. Di’ “ Buon Natale ”, Jim, e siamo felici. Tu non sai che bel…. che bellissimo regalo ti ho comprato! -
- Ti sei tagliata i capelli? – chiese Jim con uno sforzo, come se non riuscisse ancora ad afferrare la realtà dei fatti, neppure dopo il più intenso lavorio mentale.
- Tagliati e venduti – ripetè Della – non ti piaccio lo stesso così? Son sempre io, anche senza capelli, no? -
Jim guardava in giro per la stanza con fare smarrito.
- Vuoi dire che sono andati? – chiese ancora con aria quasi da idiota.
- Non serve cercarli – disse Della. – Venduti, ti dico, venduti e andati, sì. E’ la vigilia di Natale, sai? Sii buono, sono andati per te. Forse si riusciva a contarli, i capelli della mia testa, continuò con improvvisa serietà e dolcezza, ma nessuno potrà mai calcolare il mio amore per te…. Devo cuocere le cotolette, Jim? -
Jim, uscito finalmente dalla sua estasi, sembrò svegliarsi ad un tratto; abbracciò la sua Della. Siamo discreti, guardiamo per dieci secondi qualche oggetto senza importanza, in un’altra direzione. Otto dollari la settimana o un milione all’anno, che differenza c’è? Un matematico o un bello spirito vi risponderebbero a sproposito. I Magi portarono doni di valore, sì, ma fra essi non ce n’era uno come questo. Quest’oscura asserzione sarà illuminata fra poco.
Jim tirò fuori un pacchetto dalla tasca del cappotto e lo gettò sul tavolo.
- Ti sbagli sul conto mio, Della – disse. – Non c’è taglio di capelli, nè tosatura, nè frizione che tenga. Nulla potrebbe farmi piacere di meno la mia mogliettina. Apri quel pacchetto, piuttosto, e capirai perchè mi hai visto sconcertato per un attimo, poco fa. -
Dita bianche e leggere strapparono ansiose lo spago e la carta. Un estatico grido di gioia; e subito dopo, ahimè! un rapido passaggio, tutto femminile, a una crisi di pianti e di gemiti, che richiesero l’immediato impiego di tutta l’abilità confortatrice del padrone di casa.
Perchè nel pacco c’erano dei pettini, anzi tutta la serie di pettini, per le tempie e per la nuca, che Della aveva adorato a lungo in silenzio, quand’erano esposti in una vetrina di Broadway. Erano così belli, di autentica tartaruga, e col bordo di brillantini! E poi proprio della gradazione che andava sulla bella capigliatura sparita! Ed erano cari, anche, lei lo sapeva. Non che sperasse mai di possederli, ma le era sempre andato dietro il cuore, a quei pettini. Ed ora erano suoi. Ma le trecce, che quei bramati oggetti avrebbero dovuto adornare, non c’erano più.
Se li strinse al petto, e alla fine potè alzar su gli occhi umidi, con un sorriso.
- Crescono così in fretta i miei capelli – disse. Poi balzò su come un gattino scottato ed esclamò: – Oh, oh! -
Jim non aveva ancora veduto il suo bel regalo. Aperse la mano con mossa vivace, e glielo mostrò. Il prezioso metallo appannato sembrò risplendere, per un riflesso del suo spirito pieno d’ardore e d’entusiasmo.
- Non è un amore, Jim? Tutta la città ho girato per trovarlo. Dovrai guardare l’ora cento volte al giorno, ora. Dammi l’orologio. Voglio vedere che figura fa. -
Invece di ubbidirle, Jim si lasciò cadere sul divano e sorrise mettendosi le mani dietro la testa.
- Della, disse, mettiamo da parte i nostri doni natalizi e dimentichiamoli per un attimo. Sono troppo belli per usarli, ora. Ho venduto l’orologio, per avere i denari da comprarti i pettini…. Ed ora credo sia bene mettere sul fuoco le cotolette. -
I Magi, come sapete, erano uomini saggi. Uomini straordinariamente saggi. Che portarono doni al Bambino nella mangiatoia. Furono loro ad introdurre l’uso di fare regali natalizi. E dato che erano saggi, i loro doni erano senza dubbio pari alla loro saggezza, e forse avevano anche il privilegio di potersi cambiare in caso di doppioni. Vi ho dunque fatto alla meglio la semplice cronaca di una coppia di scervellati, che con suprema insensatezza sacrificarono l’uno all’altro i grandi tesori che possedevano.
Ma un’ultima parola voglio che sia detta ai “ saggi ” del giorno d’oggi, e cioè che di tutti coloro che fanno regali, questi due sono stati i più saggi. Di tutti coloro che fanno regali e che li ricevono, quelli che fanno come questi sono i più saggi. Sono i più saggi di tutti, dovunque siano. Essi sono davvero i Magi.
(Da: Quattro milioni, trad. Mario Musso, Frassinelli Torino 1962)






Mi dispiace, non ho proprio avuto il tempo di tradurre questo racconto, quindi ho preso una versione dal web, qui:
http://valterbinaghi.wordpress.com

"A Christmas Carol" - Il Trailer - Stasera in Tv

Stasera su Rai Due
(Segnalazione by Blogghine)








Natale per i Tradizionalisti: Santa Claus

Natale dell'Arrosto Felice

...altra oscura metafora...




Natale Felino

...o oscura metafora su un certo Blog...




giovedì 22 dicembre 2011

Menu Natalizio (1)

Natale ( il mio) è arrivato su "Oltre". Per il momento, sperando di poter fare di più,vi segnalo "Natività" e "Sacro e Profano". Da visualizzare con Google Chrome.
Naturalmente, Scrooge vigila in fondo alla colonna sinistra. Mi accompagna da vero gentiluomo quale è.

Mab

mercoledì 7 dicembre 2011

"I Vestiti Nuovi dell'Imperatore"

Tanti, tanti anni fa, c'era un Imperatore che amava talmente i begli abiti da spendere tutto il suo denaro per averne sempre di nuovi. Non si curava delle truppe, e, se si recava a teatro o a fare una passeggiata nei boschi era solo per pavoneggiarsi sfoggiando le sue belle vesti. Aveva un abito per ogni ora di ogni giorno della settimana: e se , abitualmente, di un re si usa dire: "Il Re è nella Camera di Consiglio", di lui si poteva tranquillamente dire: "L'Imperatore è nel suo spogliatoio".
Nella grande città in cui viveva l'Imperatore la vita era gaia, e frotte di stranieri arrivavano da ogni parte del mondo. Un giorno, entrarono in città due impostori . Si spacciarono per finissimi tessitori e si vantarono di essere capaci di confezionare la stoffa più bella che si potesse immaginare. Non soltanto i motivi del disegno e i colori erano di impareggiabile bellezza - affermarono - ma gli abiti confezionati con quella preziosa stoffa possedevano un potere straordinario: diventavano invisibili agli occhi di coloro non all'altezza delle loro cariche o che fossero irrimediabilmente stupidi.
'Dev'essere davvero una stoffa meravigliosa!- pensò l'Imperatore - Se avessi degli abiti confezionati con quel tessuto potrei scoprire chi nel mio regno non è all'altezza dell'incarico che ha, e potrei distinguere gli stupidi dagli intelligenti. Sì, devo immediatamente far tessere quella stoffa per me!', e consegnò ai due truffatori un cospicuo anticipo affinché si mettessero all'opera senz'altro indugio. I "tessitori" montarono due telai e fecero fìnta di lavorare alacremente, ma sui telai non c'era un bel nulla. Richiesero, senza alcuno scrupolo, la seta più bella e l'oro più puro, se ne riempirono le borse, e lavorarono fino a tarda notte ...sui telai vuoti.
'Quanto mi piacerebbe sapere a che punto sono con il lavoro!' pensò l'Imperatore, ma, a dire il vero, il pensiero che gli idioti o coloro non all'altezza della propria carica non sarebbero stati in grado di vedere la stoffa lo inquietava assai. Non che fosse preoccupato per se stesso! No, naturalmente!...Tuttavia pensò che sarebbe stato saggio mandare qualcun altro a dare una prima occhiata al lavoro. Tutti in città erano a conoscenza dello straordinario potere di quella stoffa, e tutti erano ansiosi di scoprire quanto stupido o incompetente fosse il proprio vicino.
'Manderò dai tessitori il mio vecchio, leale ministro - pensò l'Imperatore - di certo, sarà in grado di vedere meglio di ogni altro come sta venendo la stoffa: è intelligente e saggio, e non esiste nessuno all'altezza del proprio compito quanto lui!'.
Così, il vecchio, buon ministro entrò nella sala dove i due imbroglioni stavano lavorando sui telai vuoti. 'Dio abbia misericordia di me! - pensò, e spalancò gli occhi - non riesco a vedere niente!' Ma si guardò bene dal confessarlo.
I truffatori lo pregarono di avvicinarsi di più e gli domandarono se trovasse belli i colori e il disegno della stoffa... indicando i telai vuoti: il povero ministro continuava a sgranare gli occhi, ma non riuscì a dir nulla, perché non c'era proprio nulla da vedere. 'Signore! - pensò - sono forse un idiota ? Non ho mai pensato di esserlo, ma non si può mai sapere. O, forse, non sono adatto al mio incarico? Non posso raccontare che non riesco a vedere la stoffa!'
"Ebbene, non dice nulla?!" esclamò uno dei tessitori.
"È splendida! Superba!- disse il vecchio ministro guardando attraverso gli occhiali - Che disegni e che colori! Sì, sì, riferirò all'Imperatore che mi piacciono moltissimo!"
"Ne siamo lietissimi!" dissero i due tessitori, e presero a indicargli, nominandoli, i vari colori e a illustrargli lo splendido disegno. Il vecchio ministro ascoltò attentamente per poter ripetere tutto, parola per parola, all'Imperatore, e così accadde.
Gli impostori pretesero altro denaro, seta e oro, necessari per tessere la meravigliosa stoffa. Ma sui telai non giunse mai nulla: intascarono ogni cosa e continuarono a tessere sui telai vuoti.
Poco dopo, l'Imperatore inviò un altro funzionario, anch'egli un onest'uomo, per vedere come proseguissero i lavori, e quanto mancasse prima che il tessuto fosse pronto. Anche a lui accadde ciò che era capitato al ministro: guardò e guardò, ma non c'era nulla da vedere se non i telai vuoti, e , infatti , non vide nulla.
"Non è una bella stoffa?" chiesero i due truffatori, mostrando il bel disegno che non c'era affatto e descrivendolo nei dettagli.
'Stupido non sono - pensò il funzionario - dunque, non sono all'altezza della carica che ricopro? Mi sembra strano! Comunque, nessuno deve scoprirlo!', e così lodò la stoffa che non vedeva, e li rassicurò sul piacere che i colori e il superbo disegno gli procuravano.
"Sì, è proprio magnifica" riferì , poi, all'Imperatore.
Tutti in città parlavano di quella stoffa meravigliosa.
L'Imperatore volle vederla personalmente, mentre ancòra era sul telaio. Con una scorta di uomini scelti, compresi i due cortigiani che già erano stati inviati in avanscoperta, si recò dai due imbroglioni, che tessevano di gran lena... ma senza filo.
"Non è magnifica?- esclamarono i due solerti funzionari - Sua Maestà guardi che disegno, che colori!", e indicavano il telaio vuoto, pensando che gli altri fossero in grado di vedere la stoffa.
'Come sarebbe!- pensò l'Imperatore - Io non vedo nulla! È terribile! sono forse un idiota? O non sono degno di essere imperatore? È la cosa più tremenda che mi potesse capitare!'.
"Oh, è bellissima! - esclamò, assentendo con il capo - ha la mia graziosa approvazione!", e ammirava, osservandolo soddisfatto, il telaio vuoto: non voleva ammettere che non vedeva nulla. Tutti cortigiani del seguito guardarono e riguardarono con attenzione, ma non riuscirono a vedere nulla. Tuttavia, dissero all'Imperatore: "È bellissima!" e gli consigliarono di farsi confezionare un vestito con quella nuova meravigliosa stoffa e di inaugurarlo al solenne corteo che si sarebbe svolto, di lì a poco, per le vie della città.
"E' magnifìca , bellissima, superba !", esclamavano l'un con l'altro con gran compiacimento, e l'Imperatore consegnò agli impostori la Croce di Cavaliere da sfoggiare all'occhiello, e il titolo di Nobili Tessitori.
Per l'intera notte che precedette il corteo, i due "tessitori" restarono alzati , con sedici candele accese, così chiunque poteva constatare quanto lavorassero per confezionare i vestiti nuovi dell'Imperatore. Finsero di togliere la stoffa dal telaio, tagliarono l'aria con grosse forbici e cucirono con aghi senza filo, quindi, annunciarono:" Il vestito è pronto!"
Sopraggiunse l'Imperatore in persona con i gran dignitari di Corte, e i due truffatori sollevarono un braccio come se reggessero qualcosa e dissero: "Questi sono i calzoni, ecco la giacca, e , infine, il mantello!- e continuarono - La stoffa è lieve come una tela di ragno! Si potrebbe quasi credere di non aver nulla addosso, ma è proprio questo il suo pregio!".
"Sì", confermarono tutti i nobili signori, anche se non potevano vedere nulla, dato che non c'era proprio nulla da vedere.
"Vuole Sua Maestà Imperiale degnarsi di spogliarsi?- dissero gli impostori - così la rivestiremo con i nuovi abiti, proprio qui , davanti al grande specchio."
L'Imperatore si svestì e gli imbroglioni fìnsero di porgergli i vari capi, ai quali apponevano le ultime rifiniture; poi, gli cinsero la vita come se dovessero legare qualcosa ben stretto: era lo strascico. E l'Imperatore si girava e rigirava davanti allo specchio.
"Come le sta bene! Come le dona!- dissero tutti i presenti - Che disegno! Che colori! È un abito splendido!»
"Qui fuori , sono già arrivati coloro che reggeranno il baldacchino di Sua Maestà durante il corteo!" annunciò il Gran Cerimoniere.
"Sì, anch'io sono pronto - rispose l'Imperatore - Mi stanno proprio bene, vero?". E si rigirò ancòra una volta davanti allo specchio, come se rimirasse i vestiti nuovi.
I ciambellani che dovevano portare lo strascico finsero di sollevarlo da terra e si avviarono reggendo l'aria, dal momento che non volevano certo che si scoprisse che non vedevano un bel niente.
E così l'Imperatore aprì il corteo sotto il bel baldacchino, e la gente che era per strada o alla finestra diceva: "Ma che meraviglia i nuovi vestiti dell'imperatore! Che splendido mantello, e che strascico! Come gli stanno bene!". Nessuno, infatti, voleva ammettere che non vedeva assolutamente niente, perché , se lo avesse fatto, avrebbe dimostrato di essere un idiota o di non essere all'altezza del proprio incarico. Mai prima d'allora i nuovi vestiti dell'Imperatore avevano riscosso un tale successo.



"Ma l'Imperatore è nudo!", esclamò un bambino.
"Per amor del Cielo, ascoltate la voce dell'innocenza!" gridò il padre, e ciascuno sussurrava all'altro ciò che il bambino aveva detto.
"Non ha nulla addosso! C'è un bambino che dice che l'Imperatore è nudo!»
E, alla fine, tutti gridavano: "E'nudo! L'Imperatore è nudo!". L'Imperatore rabbrividì perché sapeva che avevano ragione, ma pensò: 'Ormai devo sopportare sino alla fine'. E si raddrizzò ancòra più fieramente, e i ciambellani lo seguivano reggendo lo strascico che non c'era.

di H.C.Andersen

AT 1620 [The King's New Clothes]

MAB's Copyright

Come specifico sotto quasi tutte le fiabe di Andersen, non conosco il Danese, e, non esistendo, purtroppo, che pochissime versioni integrali delle sue opere, generalmente mal tradotte, ho ricavato questa versione italiana comparando una versione integrale in Inglese e una in Francese.