lunedì 4 maggio 2015

La Berté, Imagine, gli Amici di Marì

Prima ho letto brandelli di polemica, poi, brandelli di contro-polemiche, poi, insulti alla Berté, poi, appoggio alla Berté... Ho cercato la clip. Non ho simpatia per la Berté, ma proprio zero, ehm. Non la considero un pilastro della musica italiana: era la sorella di Mia Martini, con la fortuna di incontri professionalmente "giusti", look trasgressivo e fidanzati famosi. Di lei, come persona, ovviamente, non so nulla. E non credo nell'intoccabilità delle opere d'arte. Andy Warhol, giocando con le icone di ogni tempo,  ne ha fatto la propria originale opera d'arte.
La Gioconda - porella - credo sia la più famosa e la più "toccata" delle opere d'arte.

Diciamo che la Berté ha fatto bene a sparare, ma ha mancato il bersaglio di un metro. Andando con ordine. Ha accusato di "paraculismo" il futuro pizzettaro di Marì e poi Emma, la sua coach (che si è assunta le proprie responsabilità), nonché protagonista di parte della colonna sonora di U&D. Ora, io penso, credo e ritengo che pochi tra coloro che si rivolgono ad un pubblico nazional-popolare, essendo il loro specchio fedele, riescano a sottrarsi alla tentazione di arruffianarselo mirando alla parte pensante e pulsante del suddetto pubblico: la panza. E Marì, gli Amici di Marì, il pubblico di Marì sono in prima fila. Amorazzi, buonismi a iosa, "temi profondi" trattati come se fossero gossip sentimentale e gossip sentimentale trattato come se fosse Shakespeare. Vanno moltissimo gli orfanelli, e chi non ha un caro estinto in famiglia lo prende in prestito dagli amici degli Amici. Va così, e si sa. La Berté lo sapeva. Sapeva benissimo chi e cosa avrebbe trovato in quel programma. Renga, pur sconcertato dall'insulto alla memoria di Lennon, non ha toccato il tasto "paraculismo" perché, diciamolo, neanche i testi delle sue canzoni si allontanano troppo dal rassicurante praticello dove corre la Vispa Teresa... Non è "paraculismo", non sanno andare oltre la propria banalità.
Doverosamente, tocchiamo il tema rapper. Non mi piace il genere, e i rapper italiani mi fanno sorridere. Attenzione, non voglio dire che per cantare il Rhythm and blues sia necessario essere neri, in catene e lavorare in una piantagione di cotone, ma la maggior parte dei rapper americani realmente racconta ciò che è ed è ciò che racconta. Non arrivano ai venticinque anni, si sparano tra loro o finiscono in una resa dei conti tra gang rivali, la Chiesa tenta di esorcizzarli, i genitori si rifiutano di capire perché bravi ragazzetti bianchi e rosa ne siano attratti, i media insistono sul lato trucido... Insomma, un rapper si farebbe castrare con un paio di forbicine per le unghie piuttosto che metter piede ad Amici. O ci andrebbe per far saltare tutti i giochi. Da noi, basta essere tamarro, tatuato, possibilmente stonato e con un filo di voce, e rigorosamente scorbutico e cafone per avere buone speranze di inserirsi nel filone. Ecco, direi che lo "scandalo" sta in questo. E sarebbe bastato che la Berté, con meno livore, avesse detto:"Caro Tizio, se Andy Warhol tocca la Gioconda fa un'opera d'arte di un'opera d'arte, tu, se tocchi la Gioconda, sei un vandalo con la bomboletta spray al Louvre."



E, se fossi stata al posto della Berté, io avrei semplicemente chiesto al futuro pizzettaro di definirmi in una parola i contenuti di Imagine.
Poiché la mente vaga, mi "sovvengo" di J-Ax, che, dopo la bella esecuzione di Perfect Day ( Lou Reed ) a The Voice, confessa che è una delle sue canzoni dell'anima e che gode come un criceto all'idea dei Papaboys e degli scout che la cantano tenendosi per mano, senza avere la più pallida idea che trattasi di un inno all'eroina. Basta così poco per far sentire stupidi gli stupidi. Se può fffa'.

Con immutato affetto,

Mab


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