mercoledì 14 agosto 2013

Francesco Monte...a Cavallo di un Caval

"Andavo a Capri quando le contesse facevano le puttane. Ora che le puttane fanno le contesse non mi diverte più", citazione da Gianni Agnelli.
Si poteva permettere di essere snob. No, non perchè discendesse da nobili lombi, ma perchè gli Agnelli, come ammise la stessa Susanna Agnelli in "Vestivamo alla Marinara", quei lombi ambivano a sposarli: la nobiltà per contagio, snob come "sine nobilitate". L'Avvocato per primo.

In questo caso, non citerei manco i lombi. Al massimo un quarto di manzo, una lombata.
Un tempo, discendenti di cotanti lombi impersonavano i propri antenati nei cortei storici più famosi e accreditati, vedi il marchese Pucci  a Firenze.
" Ma Emilio Pucci era un fiorentino sul serio. Amava le tradizioni popolari della città e aveva ben presente che nelle rappresentazioni degli anni del rinascimento fiorentino, i nobili avevano un ruolo predominante. Ha da sempre partecipato al Corteo Storico del Calcio in Costume ricoprendo il ruolo di Maggior General Sergente delle Milizie, percorrendo a cavallo le strade della città e collaborando anche alla cultura ed alla gestione delle manifestazioni".
http://firenzecuriosita.blogspot.com

Adesso, i discendenti delle canotte traforate di Costantino (no, non l'Imperatore) si arrampicano su pazienti quadrupedi il cui nobile letame i loro (non tanto remoti) avi, un dì, spalavano!


Francesco Monte, ex-tronista, impersona il Conte Ruggero d'Altavilla al Palio dei Normanni


Passa un giorno, passa l’altro 
Mai non torna il prode Anselmo, 
Perché egli era molto scaltro 
Andò in guerra e mise l’elmo… 

Mise l’elmo sulla testa 
Per non farsi troppo mal 
E partì la lancia in resta 
A cavallo d’un caval. 

La sua bella che abbracciollo 
Gli dié un bacio e disse: Va’! 
E poneagli ad armacollo 
La fiaschetta del mistrà. 

Poi, donatogli un anello 
Sacro pegno di sua fe’, 
Gli metteva nel fardello 
Fin le pezze per i piè. 

Fu alle nove di mattina 
Che l’Anselmo uscìa bel, bel, 
Per andare in Palestina 
A conquidere l’Avel. 

Né per vie ferrate andava 
Come in oggi col vapor, 
A quei tempi si ferrava 
Non la via ma il viaggiator. 

La cravatta in fer battuto 
E in ottone avea il gilé, 
Ei viaggiava, è ver, seduto 
Ma il cavallo andava a piè. 

Da quel dì non fe’ che andare, 
Andar sempre, andare andar… 
Quando a piè d’un casolare 
Vide un lago, ed era il mar! 

Sospettollo… e impensierito 
Saviamente si fermò 
Poi chinossi, e con un dito 
A buon conto l’assaggiò. 

Come fu sul bastimento, 
Ben gli venne il mal di mar 
Ma l’Anselmo in un momento 
Mise fuori il desinar.

La città di Costantino 
nello scorgerlo tremò 
brandir volle il bicchierino 
ma il Corano lo vietò. 

Il Sultano in tal frangente 
Mandò il palo ad aguzzar, 
Ma l’Anselmo previdente 
Fin le brache avea d’acciar. 

Pipe, sciabole, tappeti, 
Mezze lune, jatagan, 
Odalische, minareti, 
Già imballati avea il Sultan. 

Quando presso ai Salamini 
Sete ria incominciò, 
E l’Anselmo coi più fini 
Prese l’elmo, e a bere andò. 

Ma nell’elmo, il crederete? 
C’era in fondo un forellin 
E in tre dì morì di sete 
Senza accorgersi il tapin. 

Passa un giorno, passa l’altro, 
Mai non torna il guerrier 
Perch’egli era molto scaltro 
Andò in guerra col cimier. 

Col cimiero sulla testa, 
Ma sul fondo non guardò 
E così gli avvenne questa 
Che mai più non ritornò.

di Giovanni Visconti Venosta 


 e... DOPO LA CITAZIONE LETTERARIA, QUELLA CINEFILA





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